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Amore per gli altri: principio cristiano o umano?

Il termine amore, all’interno di una cultura feticista e individualista come la nostra, ha perso gran parte del suo antico significato per diventare sinonimo di possesso, autorealizzazione, mancanza, valore individuale, tra altri termini simili. Nel 2011, l'Associazione LGBT Pride Parade di San Paolo ha definito il tema come "Amatevi gli uni gli altri: basta con l'omofobia". 

Il sito Il mantello, l'8 febbraio, ha intervistato alcuni attivisti del movimento LGBT per conoscere la loro opinione sull'argomento. Le critiche si basano su una semplificazione tipica del buon senso, principalmente sulla confusione che creano riguardo alla laicità dello Stato. Anche le difese condividono con i critici una decisiva confusione: ritenere che il tema si riferisca esclusivamente al cristianesimo.

La prima confusione è la comprensione dell’amore come concetto fondato nel Romanticismo – la scuola letteraria del XIX secolo. Questo, sulla base delle teorie illuministiche e dell'idealismo tedesco, delimita il concetto di amore all'individualità. Johhan Gottlieb Fichte, rappresentante di questo idealismo, difende l'io assoluto come ricerca della libertà e della felicità. L’io fichtiano è un atto puro, un’attività pura – esiste solo nella misura in cui agisce e perché agisce. Questo sé astratto e formale fa sì che nulla appaia con valore proprio, ma solo con quanto conferito dalla soggettività del sé. L’amore romantico si costruisce su questa prospettiva, fondando l’individualità, il cui concetto guida la nostra cultura capitalista. Questo amore romantico non ha nulla a che vedere con la proposta del tema, poiché amarsi non consiste in una valutazione soggettiva di sé che opera socialmente, ma un elemento determinante della convivenza comunitaria. L'amore, nel tema della sfilata, presuppone il rispetto, la tolleranza, l'amicizia, la gentilezza, la pazienza, la pazienza e, soprattutto, la concordia – concetti fondamentali per una vita sana nella società.

La seconda confusione riguarda cosa si intende per Stato laico. Laicità non significa assenza di discorsi religiosi, non significa mancanza di diritto alla libera espressione della fede da parte di un determinato gruppo sociale. Vuol dire che le leggi dello Stato non devono avere alcun orientamento religioso e inoltre non devono privilegiare alcuna religione, ma devono essere uno Stato per tutti. La São Paulo Parade e l'Associazione che la organizza è un movimento sociale e, pertanto, può dialogare con le culture popolari, anche dando un nuovo significato ai suoi concetti, come sembra essere la proposta del tema del 2011. Anche se dovrebbe esserne uno strumento lotta per la garanzia della laicità, questa lotta può essere portata avanti attraverso il dialogo con i valori religiosi, evidenziandone le contraddizioni e dialogando a partire da essi con l'obiettivo di contribuire ad una riflessione che orienti l'opinione pubblica verso la difesa dei Diritti Umani.

Infine, ma non meno importante, la più grande confusione condivisa da difensori e critici di questo argomento è pensare che si riferisca esclusivamente alla religione cristiana. L’amore per gli altri è una determinante comune che guida le diverse religioni. Possiamo vedere nel Mahabharata, gli stati del Brahmanesimo come una somma di doveri: "non fare agli altri nulla che possa causare dolore se fatto a te"; Nel Samyutta Nikaya, il Buddismo osserva che: "uno stato che non è piacevole o delizia per me, come potrei portarlo sugli altri?"; in Mencio VII il confucianesimo consiglia: "Fai del tuo meglio per trattare gli altri come vorresti essere trattato, e scoprirai che questa è la via più breve verso la benevolenza"; Silo, umanista argentino, afferma: "La nostra moralità si basa su questo principio: tratta gli altri come vuoi che ti trattino"; Lo stesso orientamento si ritrova nello Zoroastrismo, nel suo Dadistan-i-Dinik: "Che la natura è buona solo quando non fa agli altri ciò che non è bene per sé".

Potremmo citare altre religioni, ma con queste vediamo che, nonostante le parole diverse, il principio è lo stesso: Amarsi gli uni gli altri, avendo come prerogativa dell'amore, il rispetto, il non volere e il non praticare contro gli altri ciò che ci è stato fatto di sbagliato sarebbe brutto. In questo modo: per quanto vengano in mente le parole di Cristo, trascritte da Giovanni nel capitolo 15, versetto 12, un po' più di conoscenza e di lettura possono portarci anche alle religioni prima e dopo il cristianesimo, facendoci superare e rompere l'associazione tra fede e religione e tra amore e matrimonio. O come direbbe Machado de Assis: "Dio, per la felicità dell'uomo, ha inventato la fede e l'amore. Il Diavolo, invidioso, ha fatto confondere l'uomo con la fede e la religione e l'amore con il matrimonio".

* Dário Neto è diacono della Chiesa della Comunità Metropolitana di San Paolo (ICM) e membro del Consiglio Comunale per l'Attenzione alla Diversità Sessuale della città di San Paolo.

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