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I distributori spiegano il “trucco” nei titoli dei film gay

Come si può tradurre semplicemente un film il cui titolo originale è "A Single Man" in "Il diritto all'amore"? Quali sono le intenzioni dei distributori dietro titoli tutt'altro che letterali?

Il resoconto del sito web Il mantello ha cercato distributori e specialisti per comprendere i meccanismi di scelta dei titoli nel mercato brasiliano. Secondo loro, ci sono molte ragioni per cui un film come "I Love You Phillip Morris" viene chiamato semplicemente "Lo spaccone dell'anno".

Critico cinematografico del quotidiano "Folha de S. Paulo", Cássio Starling Carlos spiega: "La scelta del titolo, così come la locandina e il trailer, sono gli aspetti più evidenti della natura commerciale dell'operazione cinematografica e, quindi, , sono alla mercé dei 'geni' del marketing."

Starling Carlos ci ricorda che i problemi di traduzione, che a volte possono "inventare" il vero contenuto di un film, non sono un'esclusiva del Brasile. "In tutti i mercati, i distributori dispongono di professionisti il ​​cui compito è quello di 'acclimatare' il messaggio sulla base di una preconcezione di ciò che può interessare al pubblico", osserva il critico.

Nel caso del film di Tom Ford "The Right to Love", in cui Colin Firth interpreta un professore gay, la controversia non si limita solo al titolo. Sia negli Stati Uniti, dove la produzione è arrivata nelle sale a dicembre, sia in Brasile, dove è stata presentata in anteprima all'inizio del mese, i manifesti pubblicitari contraddicevano l'evidente fascino gay del film e mostravano i suoi protagonisti – Firth e Julianne Moore – insieme in uno stesso film. un'immagine asettica, lasciando intendere che si trattasse di una coppia eterosessuale.

Marcos Brolia, del dipartimento marketing di Paris Filmes, distributore del lungometraggio nel paese, chiarisce che la decisione di tradurre "A Single Man" in "Direito de Amar" non suggerisce un mimetismo rispetto al tema omosessuale del film. Secondo lui si trattava di una strategia di marketing che doveva adattarsi "allo standard del mercato cinematografico brasiliano". "Si tratta di una decisione commerciale tra i dipartimenti marketing e vendite, affinché il titolo possa raggiungere un pubblico più ampio e si adatti più facilmente al pubblico nazionale", afferma. "Un altro punto da prendere in considerazione è come suonerà il titolo ai proprietari dei negozi in affitto e al pubblico finale che li affitta", aggiunge.

Imagem Filmes, distributore di "The Hustler of the Year", film che vede protagonisti Jim Carrey ed Ewan McGregor in ruoli gay, definisce alcuni criteri di cui tenere conto nella scelta di un nome: genere, tema, modo in cui il titolo comunica e cosa trasmette al pubblico di destinazione. "Il primo tentativo è, infatti, la traduzione letterale. Ma, nella maggior parte dei casi, non sempre è possibile seguirla esattamente", spiega Maria Rosa Di Sabbato, direttore marketing del distributore.

Di Sabbato spiega che eventuali espressioni idiomatiche possono complicare la traduzione. "In questi casi, diciamo che tutto inizia attraverso un processo di valutazione del materiale che abbiamo a portata di mano: sinossi, trailer e, quando disponibile, il film stesso. Creiamo un testo base, dove accumuliamo queste informazioni e poi sorgono delle domande: Qual è il target? Qual è il tema? Qual è il genere? Una buona opzione è scegliere una sola parola che possa riassumere la trama", riassume il dirigente.

Un'altra opzione, secondo il distributore, è quella di fare un brainstorming con l'intero team di marketing. I suggerimenti vengono poi valutati dalla commissione, che suggerisce anche nuovi titoli o sceglie una delle opzioni previste. "In alcuni casi, quando abbiamo un conflitto tra titoli, effettuiamo una votazione in tutti i dipartimenti dell'azienda. Ovviamente non è sempre facile, soprattutto perché dobbiamo considerare l'esistenza di alcuni titoli sul mercato, che limita opzioni e suggerimenti, ma anche con titoli già utilizzati in precedenza in altre uscite e che non avevano molta espressività, abbiamo finito per utilizzarli anche noi", conclude Di Sabbato.

Il dramma della traduzione in altri paesi
Anche i distributori in Francia e Spagna, così come in Brasile, traducono solitamente i titoli di tutti i film che escono in quei mercati. Guardare un film in lingua originale è quasi impossibile. I film commerciali sono quasi sempre doppiati e i film cosiddetti “d'autore” vengono proiettati in circuiti ristretti, con opportuni sottotitoli.

Negli Stati Uniti, ad esempio, "O Céu de Suely", il bellissimo film di Karim Ainouz, si chiamava "Love for Sale". In Europa, il classico di Glauber Rocha "Dio e il diavolo nella terra del sole" divenne "Il dio nero e il diavolo biondo".

Come si può preservare un titolo originale e, di conseguenza, il suo contenuto? "Pochissimi registi sono in grado di controllare fino a questo punto il destino del loro lavoro, come ha potuto Ang Lee, sotto contratto, stabilendo che le parole Brokeback Mountain compaiano nei titoli che il film ha ricevuto in altri mercati", ricorda Cássio Starling Carlos.

Ma il risultato delle traduzioni non sempre sembra incoerente o divertente. Ci sono momenti in cui funziona davvero. "'God Knows How Much I Loved', capolavoro di Vincente Minnelli, ha molta più forza di qualsiasi tentativo di adattare 'Some Came Running' in portoghese. E 'Tubarão' [il film di Steven Spielberg] ha un carattere più diretto e spaventoso di ' Lo Squalo, un termine molto meno sonoro e pieno di paure dell'originale 'Lo Squalo'", osserva il critico.

Nemmeno il delicato film gay israeliano "Eyes Wide Open" è sfuggito alla creatività dei nostri traduttori: in Brasile, dove sarà presentato in anteprima il 2 aprile, il film si chiamava "Pecado da Carne". "È un titolo banale, ma esprime la cattiveria che non vedremmo nell'originale. Si vede che qualcuno ha pensato un po' e fatto ricerche invece di affidarsi solo alla 'creatività'", conclude Starling Carlos.

Alcuni altri titoli le cui traduzioni suonavano strane in Brasile*:

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*Titoli distribuiti da Imagem Filmes

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