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Il documentario mostra la relazione tra i giovani sieropositivi e il virus HIV

Da qualche tempo, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Unaids – il Programma congiunto delle Nazioni Unite per la causa, i giovani rappresentano le principali persone infette dal virus HIV in Brasile. Secondo il Dipartimento per le malattie sessualmente trasmissibili, AIDS ed epatite virale del Ministero della Salute, il tasso di infezioni tra questo pubblico è iniziato nel 2006 e da allora non ha fatto che aumentare. Tra il 2006 e il 2015 l'incidenza del contagio nella fascia di età dai 15 ai 19 anni è passata da 2,4 ogni 100mila abitanti a 6,9; nel pubblico tra i 20 e i 24 anni si passa da 15,9 a 33,1 contagiati. Tra i 25 e i 29 anni si passa da 40,9 a 49,5. In Brasile, il Ministero della Salute stima che più di 820 persone convivano con il virus. Di questi, più di 600 sono già stati diagnosticati e più di 400 sono in cura. Poco più di 100 non conoscono la loro sierologia. Sebbene non sia un argomento attuale, l’HIV rappresenta ancora un tabù nella società, che contribuisce all’aumento dei tassi di infezione da virus e allo stigma nei confronti del portatore. Se la medicina si è evoluta in modo significativo e gli antiretrovirali garantiscono qualità e aspettativa di vita alle persone sieropositive, i pregiudizi e l’ignoranza sull’argomento sono cambiati poco. Combinando questa mancanza di conoscenza sull’argomento e la riluttanza a parlare di sesso e salute sessuale con il fatto che i giovani iniziano la loro vita sessuale in età sempre più precoce – e trascurano sempre più i preservativi – sarà difficile invertire questa situazione. Con questo in mente, un gruppo di studenti universitari che studiano giornalismo presso l’Università Anhembi Morumbi ha prodotto un video documentario per il Course Completion Work (TCC) sull’HIV tra i giovani nello stato di San Paolo che cerca di demistificare la vita quotidiana di queste persone. Per la responsabile della prevenzione del Centro di riferimento e cura per le malattie sessualmente trasmissibili e dell'AIDS di San Paolo, il sesso va bene, ma sempre con il preservativo (il discorso dello specialista è nel documentario). Sempre secondo Ivone, è importante parlare dell’argomento, ma non trattando l’agente come se fossimo all’inizio dell’epidemia, nel 1981, bensì della realtà del virus oggi e, soprattutto, mostrando che esiste una vita oltre l’HIV. Nelle loro dichiarazioni i giovani sottolineano che conducono una vita normale, tuttavia sarebbe “molto meglio” se non fossero portatori. Tuttavia, al centro del prodotto audiovisivo c’è il pregiudizio. Per queste persone che convivono quotidianamente con entrambi (il virus e il pregiudizio), il secondo è molto peggiore del primo, poiché l’HIV è curabile, mentre il pregiudizio no. Guardare:

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