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Comprendi perché i tifosi del Corinthians verrebbero condannati per omofobia anche senza l'approvazione di Sheik

A metà agosto 2013, il calciatore Emerson sceicco, del Corinthians, ha utilizzato il suo profilo sul social network Instagram per postare una foto in cui dava un bacio al suo amico e proprietario del Paris 6, Isaac Azar, per celebrare la sua recente vittoria contro il Coritiba in una partita del campionato brasiliano.

All'epoca il gesto fu celebrato dai movimenti sociali, che lo videro come un atto coraggioso per combattere la discriminazione omofobica nel calcio, tanto che Sheik ricevette nel 2014 il premio Pink Triangle dal Bahia Gay Group, guidato dall'antropologo e attivista Luiz Mott.

Tuttavia, molti fan individuali e persino organizzati di Camisa 12 hanno reagito in modo aggressivo e intollerante. Oltre a riempire i social media, anche nello spazio dedicato ai commenti alla foto che c'era sul profilo Instagram del giocatore, con attacchi verbali omofobi, cinque rappresentanti dell'organizzazione si sono recati al Centro Sportivo della squadra per esporre striscioni di protesta contro il bacio ha detto: “non lo accettiamo”; “vai a baciare p. che cavolo, questo è un posto da uomini”, “vai a baciare una donna, c.” e “il rispetto è per chi ce l’ha” e altri.
 
Ciò che i manifestanti non sapevano o non si aspettavano, però, è che la loro manifestazione di odio e intolleranza omofobica costituisce un atto illegale nello stato di San Paolo. Nel suo articolo 2, punto I, il Legge statale 10.948/2001 ritiene punibile “praticare qualsiasi tipo di azione violenta, imbarazzante, intimidatoria o vessatoria, di natura morale, etica, filosofica o psicologica” contro i “diritti individuali e collettivi dei cittadini omosessuali, bisessuali o transgender”.
 
Sulla base di ciò e indipendentemente dalla rappresentanza della vittima, il Coordinamento delle Politiche per la Diversità Sessuale della Segreteria di Giustizia e Difesa della Cittadinanza dello Stato di San Paolo ha presentato una denuncia amministrativa contro Camisa 12, che, proprio la settimana scorsa, è stata condannata a pagare una multa multa di circa R$ 20 per le aggressioni verbali e le intimidazioni omofobe messe in atto.
 
Ci si può chiedere come l'organismo possa portare avanti un reclamo amministrativo senza l'approvazione del giocatore, il quale, per quanto ne sappiamo, non ha richiesto la stessa cosa. Ora, come già spiegato nel caput dell’articolo 2 della Legge Antiomofobia di San Paolo, non sono in gioco solo i diritti individuali, ma anche i diritti collettivi della popolazione LGBT, cioè, anche se Sheik non si sentiva offesa – o, sentendosi offesa, non volendo andare oltre, come sembra essere stato – l’intera comunità LGBT è stata sottoposta a umiliazione. 
 
La stessa cosa accadrebbe, ad esempio, se il portiere Spider, del Santos, non aveva portato avanti la denuncia contro le persone che lo avevano aggredito con insulti razzisti l'anno scorso, nella famosa partita contro il Grêmio. Tuttavia, l’intera comunità nera sarebbe stata denigrata, disonorata e imbarazzata dagli insulti. 
 
Ciò è dovuto alla natura politica degli attacchi intolleranti o odiosi, che non si limitano a offendere l’onore individuale – come ad esempio definire qualcuno un fannullone. Chiamando qualcuno “frocio”, “scimmia” e simili, viene violato l’onore individuale e, allo stesso tempo, l’onore collettivo della minoranza a cui quella persona appartiene, poiché si trasmette il messaggio che tale caratteristica distintiva costituisce un caratteristica inferiorizzante rispetto agli altri membri della società.
 
In termini morali, l’incitamento all’odio trascende la semplice comunicazione di una visione di chi aggredisce e costituisce, inoltre, un avvertimento per la vittima, che la sua integrità fisica e mentale sarà sempre in pericolo, e che potrebbe concretizzarsi in qualsiasi momento. senza nemmeno estendere la solidarietà sociale, in fondo la vittima è l’altro, qualcuno distante e con cui gli altri non si identificano. 
 
L’incitamento all’odio, quindi, decostituisce la condizione umana degli altri e li caratterizza erroneamente come oggetto delle loro scelte per ridurli a un disagio o a un paria sociale. 
 
Per interrompere o scoraggiare questo ciclo letale di disumanizzazione, che in Brasile vittimizza la comunità LGBT in modo così peculiare e costante, come dimostrano i Rapporti sulla violenza omofobica del Segretariato Speciale per i Diritti Umani della Presidenza della Repubblica, a San Paolo, La legge statale 10.948/2001 consente l'adozione di misure indipendentemente dalla rappresentanza della vittima.
 
Nel caso di Camisa 12, infatti, la punizione è stata timida. La Commissione Speciale di Processo ha applicato la sanzione più bassa, solo superiore all'ammonizione, ma avrebbe potuto applicare sanzioni maggiori, da 40 o 60mila reais, o addirittura la sospensione o la revoca della licenza statale di esercizio della Camisa 12, secondo quanto previsto dell'articolo 6. 
 
Il caso, tuttavia, difficilmente richiederebbe le pene più severe, la sospensione o la revoca, anche, immagino, a causa del primato dell'imputato. In ogni caso, la decisione rappresenta un progresso innegabile, soprattutto quando la magistratura sportiva rifiuta con insistenza di ritenere Gaviões da Fiel e altre organizzazioni responsabili delle provocazioni omofobe che riempiono i nostri stadi di odio e intolleranza contro tutti i tipi di minoranze.
 
 
Talete Coimbra è un avvocato specializzato in diritto LGBT (OAB/SP 346.804); si è laureato presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'USP, dove attualmente sta conseguendo un master nell'area della filosofia giuridica sull'incitamento all'odio omofobico; ha inoltre fondato e coordina attualmente il Geds – Gruppo di Studio su Diritto e Sessualità presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'USP, che offre assistenza legale gratuita a travestiti e transessuali a basso reddito nella città di San Paolo; lavora presso il Centro Cittadinanza LGBT di Arouche presso il Municipio di San Paolo; e scrive di Diritti sul portale A Capa. www.thalescoimbra.com.br
 

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