Se siamo mediocri e privi di senso critico è perché siamo stati sistematicamente organizzati dal sistema, perché, secondo il tentennamento anarchico di Zizo (Irandhir Santos), "l'organizzazione è lo strumento principale per mediocrizzare i soggetti". Più che un film, "Febre do Rato", presentato in anteprima questo venerdì (22) nei cinema di San Paolo, Recife e Rio de Janeiro, è un manifesto che chiede la disorganizzazione delle norme di genere e del corpo. Anarchia e sesso.
La poesia-manifesto di Claudio Assis capovolge tutte le norme sociali riguardanti la concezione di genere e sessualità. Non abbiamo mai riferimenti agli orientamenti sessuali, a corpi sani e desiderosi che invocano la libertà di fronte a un sistema che insiste nel chiudere i corpi nei cassetti del confine. È la guerriglia della poesia e dell'ideale.
Si tratta di rioccupare lo spazio pubblico. È sesso e amore senza le barriere dell'età e dei genitali. La resistenza che osa mostrare il suo volto e togliersi i vestiti. Rivela anche il tempo mediocre in cui viviamo, dove i sorrisi gialli sono diventati cool e gli ideali sono diventati cose per persone "idiote" e "appassionate". Alla fine, Rat Fever è proprio questo: provocare e dire che l'ideale e la poesia non sono morti. E tale trasformazione è possibile, per quanto tortuosa e fatale tale scelta di percorso possa rivelarsi.
"Chi ha detto che la poesia non ubriaca"