in

“Mia madre e mio padre”, il film

Stavo riflettendo sul tema “bambini” in questi ultimi mesi, quando mi sono imbattuto nel film “My Mothers and My Father”. Non c'era altro modo, sono andato al cinema con la mia fidanzata-moglie per vedere cosa aveva in serbo per noi la regista Lisa Cholodenko, lesbica aperta e madre. Ok, sono andato a vedere l'esuberante Julianne Moore nel ruolo gay.

Prima sorpresa, non avevo mai visto così tante donne lesbiche riunite in una piazza, voglio dire, in un cinema. All’inizio pensavo che tutte queste quasi-nonne fossero eterosessuali e inconsapevoli. Ma quale è stata la mia sorpresa quando ho visto quelle donne mature e quegli uomini gay scoppiare a ridere dei dialoghi non convenzionali.

La seconda bella sorpresa, oltre alla bella interpretazione delle due attrici, è stata il film stesso, vero, onesto, aperto, sincero, che mostra non solo le delizie, ma soprattutto i dolori di far parte di una coppia lesbica. Il regista ha mostrato il tallone d'Achille del matrimonio tra donne: la mancanza di cura del desiderio e l'ammirazione reciproca.

Dico questo perché ho questa tendenza, a volte penso che la persona sappia già che la amo, che la desidero, che la ammiro, e non ha bisogno di essere come un pappagallo che ripete quello che dice, dopotutto , ci sono altri problemi da discutere. Ma essere donna non è così, come un HD, che registra le informazioni e basta, le conserva per sempre.

Una donna ha bisogno di ascoltare per essere convinta. E devi ascoltare ogni personaggio riguardo a cosa provi per lei. Agli uomini non interessa il blablabla, il nhénhénhén, basta che tu ti presenti come moglie, che sei una brava madre e non lo tradisci. Ma il rapporto con una donna lesbica è un po' diverso: non basta farlo, bisogna anche parlarne. E parla sempre.

Penso che, nel film, la mancanza di espressione del desiderio tra i due coniugi, nonostante si amassero moltissimo e si desiderassero, abbia portato Jules (Julianne Moore) a tradire sua moglie Nic (Annette Bening) in modo tale in modo frivolo – una parentesi: doveva essere con quel donatore di sperma? Comunque.

Ma la lezione è semplice e diretta: il matrimonio lesbico è una sfida enorme, è difficile, è doloroso, con o senza figli. Non avevo bisogno di averli per identificarmi nella storia, perché semplicemente averli non è un problema in sé. Come dice il titolo originale del film, “I ragazzi stanno bene”. Il problema sono gli adulti o, in questo caso, le donne adulte.

Anch'io sono una vittima

Il co-fondatore di Facebook Chris Hughes ha intenzione di sposare il fidanzato