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Fragole e champagne

Ci guardavamo da tempo al locale, che frequentavamo settimanalmente, desiderosi di contatto, anche se visivo. Non ho mai saputo approcciare nessuno e lei, come me, si aspettava un atteggiamento, aveva paura del rifiuto.

Ci siamo conosciuti poco a poco, solo attraverso gli sguardi, a volte intensi e pieni di desiderio, a volte pieni di ammirazione. Amavo il modo in cui ballava per me, sensuale e timida, insinuante ed esitante. Questa dualità mi ha intorpidito.

Avendo deciso, ho deciso che quella notte non sarebbe accaduta. Avevo bisogno di conoscerla, toccarla, scoprirla.

- Hey come va? – Mi avvicinai timidamente.

- Tutto e tu? – rispose lei, più timida di me.

- Come ti chiami? - Ho chiesto

– Gabriela, ma puoi chiamarmi Gabi, piacere di conoscerti.

– Gabi… – ripetei – Il piacere di parlare con te è ancora più grande che di ammirarti da lontano.

Lei sorrise, un sorriso così bello che mi fece tremare dentro.

Abbiamo parlato fino alla fine della notte, lasciando il club all'alba.

– Mi chiami questa settimana per cena? - Ho chiesto

– Può aspettare – rispose sorridendo.

Ci siamo salutati con un bacio, il primo contatto fisico che avevamo avuto fino a quel momento.

Ad ogni squillo del telefono, il mio cuore batteva forte. Desideravo con tutte le mie forze che chiamasse, che potessimo avere un contatto più stretto.

Alla fine ha chiamato. Ci mettemmo d'accordo per la cena, che durò fino all'una di notte.

– Vuoi restare a casa? È già troppo tardi perché tu possa andare da solo – ho suggerito.

- Posso? Non ti darà fastidio?

– Certo che no, mi piacerà!

E siamo andati a mio conforto. Mi piace stare al sicuro nel mio habitat, mi toglie un po' la timidezza.

– Ti dispiace dormire nel mio letto? Se preferisci posso preparare il divano letto.

– Mi dispiace? È tutto ciò che desidero di più… – ha detto

Non avevo ancora avuto il coraggio di afferrarla, per quanto avrei voluto. Ho continuato a trattarla come una “visitatrice” a casa mia.

Siamo andati a letto dopo una bella doccia calda. Il profumo della sua pelle mi ha invaso l'interno, mescolato al profumo di fragole e champagne del profumo Victoria's Secret.

Non potevo resistere. Ho abbracciato il suo corpo piccolo e fragile, avvolgendolo tutto tra le mie braccia.

– Perché tremi? - Ho chiesto

– Non lo so, non mi è mai successo. Mi dispiace per te.

- Paura? – Sei pericoloso – rispose.

– Non sono pericoloso, non ti farei mai del male.

– Sei pericoloso, sì. È appassionato, coinvolgente, seducente. Posso perdermi per sempre tra le tue braccia.

Mi sono ammorbidito. E nel buio pesto della mia stanza, ho cercato quella bocca morbida che avevo tanto desiderato, per così tanto tempo. Mi avvicinai lentamente a lui, sentendo il suo respiro affannoso aumentare man mano che la distanza tra le nostre labbra diminuiva. Tremava sempre di più e la cosa mi commuoveva in modo sconcertante. Alla fine le nostre labbra si toccarono.

Le nostre lingue calde e bagnate si cercavano dolcemente, dolcemente, aggrovigliandosi, stuzzicandosi, istigandosi.

Gli ho tolto i vestiti senza fretta. Pezzo dopo pezzo, accarezzando quel morbido corpo di donna-ragazza. Cosce, gambe, pancia, braccia, seno. L'accarezzò dolcemente, con tutta la delicatezza che meritava la pelle morbida.

Mi tolsi i vestiti, già bagnati di sudore e desiderio, e adagiai il mio corpo sopra il suo. Ho sentito quella figa senza peli completamente bagnata toccare la mia. Ho iniziato con un intenso avanti e indietro, strofinando il mio clitoride contro il suo, che gemeva di lussuria e si contorceva sotto di me. Quando sentii che già grondava di piacere, le feci scorrere la mia lingua esperta lungo il collo e mi fermai a lungo sui suoi seni. Uno dopo l'altro, ho succhiato, leccato, mordicchiato e simulato il sesso orale con i suoi capezzoli, come se fossero il suo cazzo. Lei gemette sempre più forte e cominciò a rotolare con la sua figa pulsante, implorando la mia bocca.

Scesi, leccando leggermente l'inguine, l'interno delle cosce, le grandi labbra. Ora lasciandole sentire il mio respiro vicino al suo clitoride, ora facendo passare leggermente la mia lingua sul suo clitoride.

Mi ha tirato i capelli, mi ha spinto la testa verso la sua figa, chiedendomi disperatamente di succhiarla. Ho risposto alle sue suppliche, facendo scorrere la lingua sulla sua figa liscia e profumata, bevendo quel miele che mi scorreva lungo la bocca.

Tenendole il clitoride con le labbra, le leccò freneticamente il nervo duro, facendola impazzire.

– Fantastico – gemette – È fantastico…

Ho continuato così, a volte indugiando sulla griglia, a volte leccandole tutta la figa finché lei non mi ha implorato di venire.

Le infilo un dito dentro, premendo il punto G mentre aumento il ritmo della mia lingua.

- Nostro! – era l'unica cosa che riusciva a dire tra i suoi gemiti.

Rimasi così finché non la sentii pulsare, premendo il mio dito dentro di lei in una contrazione intensa di pieno godimento mi sdraiai sopra di lei ancora una volta, finché non si riprese completamente.

Rinfrescata, mi fece voltare e ricambiò ogni gemito di estasi che le davo.

Mi ha succhiato il seno con esperienza, lasciandomi impazzire di piacere, con la voglia di farmi scopare da lei.

E lei ha risposto alle mie suppliche. Mise dentro di me le sue dita delicate, prima una, poi l'altra, riempiendomi, facendomi sentire una donna in quelle mani. La carne pulsante della mia pancia sulla punta di quelle dita e il mio cazzo duro sulla punta di quella lingua morbida. Gemetti forte e arrivai con un grido soffocato per non svegliare mia sorella, che dormiva nella stanza accanto.

Si è sdraiata su di me e sono venuto ancora una volta mentre lei premeva la sua figa contro la mia. Rimasi lì, palpitante in un secondo orgasmo che prolungava il primo, quasi incapace di credere a quello che stava succedendo.

Ci siamo addormentati abbracciati, lei sdraiata sul mio petto e io fluttuando sulle nuvole.

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