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Nina si vendica e il bar applaude

Avevo già visto il bar fermarsi per assistere agli istanti finali di una partita decisiva di calcio, ma lunedì scorso (23), mentre ero con un amico al bar Loca, ho assistito a un bar completamente ipnotizzato dalla televisione che trasmetteva un'altra puntata da “Avenida Brasile”. E la gente si è scatenata con la scena finale del capitolo: quando Carminha (Adriana Esteves) arriva a casa sua e incontra Nina/Rita (Débora Falabella) nell'angolo della camera oscura circondata dalle foto che ha scattato alla matrigna con il suo amante , Max (Marcello Novaes). E infine la frase detta con un'ironia raramente vista in televisione: "Ti è piaciuto, Dona Carminha?"

Quelli sul marciapiede corsero a guardare e subito dopo, insieme agli altri presenti, applaudirono e acclamarono per l'inizio della tanto attesa vendetta di Nina. E altri due capitoli seguirono la scena in questione. Ma, dalla settimana scorsa, quando Carminha ha scoperto la vera identità di Nina, la soap opera “Avenida Brasil” ha dimostrato la sua forza solo dal suo capitolo d'esordio e ora raggiunge il suo apice: sui social network, nei bar, nei ristoranti, nei circoli di conversazione, nient'altro si parla d'altro oltre allo scontro tra Nina e Carminha.

Se il Brasile è il paese del calcio, è anche il paese delle telenovele. Scrivere delle difficoltà tecniche, delle interpretazioni e della sceneggiatura scritta da João Emanuel Carneiro è diventato ridondante. L'autore può ora essere considerato l'attivo più talentuoso e la sua soap opera, "Avenida Brasil", come uno dei principali prodotti trasmessi in televisione all'inizio del 21° secolo. E lo dimostra se ricordiamo che Emanuel Carneiro aveva già sconvolto le case brasiliane con la sua prima telenovela delle XNUMX: “A Favorita” e la cattiva Flora, interpretata magistralmente da Patrícia Pilar.

Con Nina e Carminha l'autore fa qualche passo avanti rispetto alla complessità di personaggi che non possono essere classificati nella vecchia dicotomia Buono e Cattivo. E la situazione non potrà che peggiorare e dividere le opinioni. A questo punto si vede già Nina compiacersi delle umiliazioni che applica (sta applicando) alla matrigna: “vestimi, stronza”, “se non hai classe, ce l'ho”, “ma sei inutile”. … Sono felice che tu conviva con il tifone”… Ha fatto lavare a Carminha il pavimento, preparare la cena e la colazione, dormire nella stanza della servitù e oggi deve tagliare i capelli al suo capo… Come puoi vedere, Nina ha imparato perfettamente i compiti e la persona che le ha insegnato è stata... Carminha!

Carminha non esiste senza Nina e viceversa. Nina è un'estensione di Carminha, ma con la licenza poetica di rendere giustizia. Ma perché siamo entusiasti della vendetta di Nina? Trasformando la matrigna in una sua dipendente e impiegando tutte le umiliazioni che Carminha applica ai suoi dipendenti e parenti, Nina si trasforma in una vigilante che parla a nome di milioni di persone che vivono, lavorano e/o hanno matrigne della causa Carminha. Si potrebbe addirittura dire che Nina rappresenta la lotta di classe, lo scambio di posti tra oppressi e oppressori e il primo riversando nel secondo tutto l'odio accumulato per anni dal suo oppressore.

Non basta vendicarsi, bisogna gongolare. E che dire delle scene in cui Nina colpisce il culo di Carminha con un cucchiaio di legno? E il sorriso desideroso quando guarda la sua matrigna strofinare il pavimento a quattro zampe? La vendetta di Nina porta con sé anche un forte contenuto feticistico edipico. Se lo chiedi a Nina, ti dirà sicuramente che potrebbe morire adesso, perché, infatti, Nina gode e muore per ogni atto di umiliazione che applica a Carminha. La pulsione è morte, godimento e desiderio. A Nina piace soffrire e provare piacere per il dolore, sia esso suo o inflitto ad altri: ricorda solo che tutti coloro che hanno avuto una relazione con Nina sono, diciamo, infelici!

Questa rapida analisi da sola mostra quanto siano complessi i personaggi Nina e Carminha. Adesso non possiamo più dire chi è bravo e chi no. E probabilmente è così anche nella vita di tutti i giorni. E tutto ciò rivela la genialità del testo di Carneiro che dimostra, cioè, che anche nell'ambito della televisione mainstream è possibile osare e presentare un'opera che confonde tutti senza cadere nel facile “chi l'ha ucciso”, qui, tutt'altro, tutti sono vivi e interconnessi in qualche modo.

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