I pregiudizi subiti quotidianamente dalle persone LGBT non si limitano al loro abbigliamento e nemmeno all’orientamento sessuale. È legato soprattutto ai manierismi e ai timbri della voce. Una ricerca condotta dall'Università del Surrey, nel Regno Unito, ha dimostrato ciò che sappiamo da tempo: gli omosessuali effeminati e le lesbiche mascolinizzate, sia nei loro modi che nel modo di parlare, sono trascurati per il lavoro. Secondo lo studio, se la voce di una persona suona “gay” o “lesbica” è sufficiente per essere discriminata sul lavoro. Per giungere a questa conclusione, i partecipanti hanno sentito attraverso un altoparlante una persona dire qualcosa di elementare come “Ciao, sono Mark e ho 32 anni”, poi hanno visto una foto della persona che stava parlando. Successivamente agli intervistati è stato chiesto cosa riguardava l'occupazione, come ad esempio lo stipendio di ciascun relatore e se sarebbe stato promosso a una posizione più elevata. La metà delle voci erano state precedentemente modificate per sembrare voci gay o lesbiche. Il motivo: la ricerca è stata condotta sulla base degli stereotipi, quindi per raggiungere il risultato è stato necessario realizzare alcune voci con toni più sottili e femminili in modo che suonassero come un gay effeminato, oppure con toni più bassi per sembrare una lesbica mascolina. "Abbiamo scoperto che gli uomini etero tendevano a scegliere meno i proprietari di voci che sembravano omosessuali rispetto a quelli che sembravano etero", ha detto Fabio Fasoli, uno dei responsabili dello studio. "Potrebbe darsi che preferissero interagire con un interlocutore etero o volessero evitare coloro che sembravano gay: i risultati potrebbero essere interpretati in entrambi i modi", ha concluso. Lo stesso esperimento condotto tra donne eterosessuali non ha indicato alcuna discriminazione a causa della voce dell'aspirante candidato al lavoro, sia che fosse eterosessuale o omosessuale.
